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«Sono un membro della Zulu Nation, della Rock Steady Crew e dei Black Spades; b-boy, DJ e producer. Sono cresciuto fra armi, droga, tossici, prostitute; fra neri, portoricani, africani e dominicani. Mia madre è di origini latine, mio padre un nero; ho mangiato rice and beans – riso e fagioli – e arroz con pollo – riso con pollo. Musicalmente sono stato ispirato da artisti come James Brown, Sly Stone, George Clinton, Jimi Hendrix e il jazz. Prima del giradischi, le percussioni hanno avuto un’enorme influenza su di me. Faccio parte della prima generazione di talking nigger usciti dal Bronx». Così ricorda il DJ e produttore Afrika Islam.
Le sue parole danno il via a un viaggio unico all’interno di Day One DNA: 50 Years in Hip-Hop Culture, un’affascinante mostra multimediale attualmente in corso presso la Ethelbert Cooper Gallery dell’Università di Harvard, un’appendice dell’Hutchins Center for African & African American Research. L’esposizione attinge da una ricca collezione di oggetti provenienti dagli archivi di Ice-T e dello stesso DJ Afrika Islam e mira a celebrare i primi cinquant’anni della cultura dell’hip hop. [Leggi Qui]